Il Decreto Dignità e l’eterogenesi dei fini

Secondo una recente analisi svolta da Aidp (associazione italiana dei direttori del personale), il Decreto Dignità rischia di essere un rimedio peggiore del male: benché il suo scopo dichiarato sia la limitazione del ricorso alla contrattazione a tempo (in particolare dell’utilizzo dei contratti a termine e in somministrazione) a favore del contratto a tempo indeterminato, l’effetto prodotto potrebbe essere ben diverso.

È molto probabile infatti, sostiene Aidp, che si verifichi un aumento del turn over dei lavoratori a termine, che con le vecchie regole potevano lavorare fino a un massimo di 3 anni – con la possibilità, poi, dell’assunzione a tempo indeterminato –, mentre con le nuove regole lavoreranno solo due anni e verranno sostituiti (se non assunti a tempo indeterminato) con altri lavoratori allo scadere del periodo massimo.

Il combinato tra Decreto Dignità e l’annunciata flat tax al 15% (o misure simili) per le sole Partite Iva che fatturano max 60 mila euro avrà, inoltre, l’ulteriore effetto di rendere molto conveniente sia per il lavoratore che per l’impresa il ricorso a questa formula. Tirando le somme, quindi, si potrebbe giungere infine a un boom di Partite Iva e “finti”, risultato ben diverso da quello sperato. La necessaria flessibilitàcovili_faggioli_isabella_Aidp contrattuale verrà spostata, quindi, dai più tutelanti contratto a termine e in somministrazione alla meno tutelante Partita Iva.

Chiediamo il ripristino delle precedenti regole: bene i contratti a termine della durata di 24 mesi, ma abolizione delle causali e nessun costo aggiuntivo per i rinnovi” ha dichiarato Isabella Covili Faggioli, Presidente Aidp, “da un lato per scongiurare il boom di lavoro autonomo irregolare (con il rischio connesso dell’aumento del contenzioso selvaggio) e dall’altro per riaffermare che la flessibilità contrattuale normata e tutelata è un’esigenza vitale per il corretto funzionamento delle nostre imprese e di una moderna organizzazione del lavoro. Il rischio di provvedimenti non organici a un disegno di riforma complessivo è l’eterogenesi dei fini“.

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