Fare squadra durante la crisi, invitando ciascuno a fornire un supporto concreto in base alle proprie possibilità, e dimostrando ai lavoratori maggiormente colpiti quanto l’azienda possa essere vicina e attenta alle loro difficoltà e ai loro bisogni. Prosegue in questa direzione l’impegno di Sodexo per cercare di attenuare il forte impatto economico che l’emergenza Coronavirus sta facendo patire ai suoi lavoratori.
Per garantire loro una possibilità di spending il più possibile vicina a quella normalmente disponibile, l’azienda ha perciò avviato a livello globale l’Employee Relief Program, iniziativa da 30 milioni di euro, chiedendo alle fasce di popolazione aziendale meno colpite di fornire il proprio supporto.
Nessuno si è tirato indietro, a partire dagli oltre 200 top manager che hanno rinunciato al loro bonus per l’anno fiscale 2020. Per i prossimi 6 mesi, inoltre, tutti i membri del comitato esecutivo contribuiranno con il 10% del loro stipendio, mentre Sophie Bellon e Denis Machuel – rispettivamente presidente e CEO del Gruppo Sodexo – doneranno il 50% del loro compenso.
Per quanto riguarda il nostro Paese, tra i più duramente colpiti dalla pandemia, Sodexo Italia ha deciso di integrare il supporto previsto dall’Employee Relief Program con un proprio piano di solidarietà, attivando gli ammortizzatori sociali e anticipando il fondo di integrazione salariale, per dare sollievo immediato ai lavoratori senza aspettare i tempi della burocrazia.
«Tutte queste iniziative rappresentano la giusta misura per garantire il sostegno ai nostri collaboratori e dar loro un forte messaggio di speranza e vicinanza in vista di una nuova normalità che ci impegniamo a costruire assieme» ha dichiarato Stefano Biaggi, presidente e CEO di Sodexo Italia. «Stiamo facendo il possibile per aiutarli concretamente dal punto di vista economico, garantendo loro il posto di lavoro e con sostegni alla capacità di spesa malgrado la diminuita attività operativa. Voglio esprimere la mia gratitudine nei confronti di tutti i dipendenti, sia coloro che a causa della chiusura di scuole e aziende si sono dovuti fermare loro malgrado, sia coloro che hanno lavorato con coraggio nei presidi sanitari accanto ai medici e ai pazienti».
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