Escape room: “in fuga” verso il team building aziendale

escape_roomVi è mai capitato di penetrare nel bunker segreto dell’alto comando militare tedesco, in piena Seconda Guerra Mondiale, per decifrare i messaggi in codice della macchina Enigma e garantire così la vittoria agli Alleati, il tutto collaborando con le persone che ogni giorno condividono con voi scrivania e spazi di lavoro?

Noi dell’Ippocastano abbiamo vissuto questa avventura poco prima di Natale, ospiti di Matteo Pella e della sua Flow Factory, che propone due diverse ambientazioni di gioco studiate nei minimi dettagli e arricchite da una caratteristica unica: l’intelligenza artificiale.

Dopo aver sperimentato in prima persona cosa vuol dire scegliere una escape room come strumento di team building aziendale, abbiamo approfondito l’argomento rivolgendo qualche domanda proprio a Matteo Pella, CEO di Flow Factory Italy.

Breve storia di una rapida ascesa

Intuito, logica, comunicazione e lavoro di squadra sono skill preziose tanto nella vita privata quanto in quella lavorativa: sta forse tutto qui il segreto del successo riscosso negli ultimi anni dalle escape room, la cui diffusione – partita dall’Asia nel 2008 – ha rapidamente interessato anche America ed Europa, sbarcando in Italia – più precisamente a Torino – nel 2015.

Un mercato in crescita e fortemente competitivo, che offre ormai uno dei principali strumenti di entertainment a livello privato. Fama che, però, inizia a diffondersi anche nel mondo B2B: “L’escape room può diventare per le aziende uno strumento di team building estremamente innovativo, ma soprattutto accessibile a tutti e capace di generare un reale engagement sia nei singoli partecipanti che all’interno del gruppo nel suo complesso” ha spiegato Matteo. “La combinazione di questi tre fattori mi spinge a credere che il mercato delle escape room applicate all’employee engagement e al team building aziendale sia destinato a crescere nel prossimo futuro. Giusto per citare qualche numero a supporto della mia previsione, nel 2018 il 60% del nostro fatturato è derivato dalla realizzazione di attività di questo tipo”.

Matteo_Pella_Flow_FactoryFlow Factory, l’escape room diventa intelligente

Attualmente Flow Factory è l’unica realtà in Italia a proporre delle escape room controllate dall’intelligenza artificiale, proponendo differenti enigmi – elaborati in collaborazione con Erno Rubik – animati da tecnologie sofisticate. Altro tratto distintivo è la totale assenza di lucchetti: “Non abbiamo bisogno di rinchiudere i giocatori all’interno delle stanze per far vivere loro l’esperienza che desiderano: ci pensa l’IA” ha proseguito Matteo. “L’intelligenza artificiale, oltre a costituire un tratto distintivo molto forte rispetto ai nostri competitor sul mercato, ci ha permesso di automatizzare e ottimizzare la gestione delle dinamiche di gioco e di aiuto. Le due tipologie di stanze che proponiamo sono infatti disseminate di sensori di vario tipo, che monitorano le interazioni dei giocatori con l’ambiente e l’andamento della loro ‘missione’. Se l’IA rileva una situazione di eccessiva difficoltà fa pervenire ai partecipanti indizi di varia natura per aiutarli a progredire; se invece tutto procede fin troppo bene, alcuni giochi potrebbero farsi gradualmente più complicati!”.

Tutto questo comporta un valore aggiunto per nulla trascurabile: l’immersività e la qualità dell’esperienza degli utenti non vengono minimamente intaccate, in nessun caso. “La User Experience diventa più fluida e i giocatori non sono più costretti a sospendere la dimensione di finzione ludica in cui vengono calati qualora dovessero trovarsi nella necessità di chiedere aiuto al game master. L’esperienza di gioco non verrebbe interrotta nemmeno da una momentanea assenza di quest’ultimo: l’intelligenza artificiale sarebbe perfettamente in grado di gestire la situazione, senza disagi di alcun tipo per gli utenti. La tecnologia intelligente, inoltre, abilita il singolo game master alla gestione di più stanze contemporaneamente” ha sottolineato Matteo.

Fare team building con gli escape game

Se è vero, come abbiamo già scritto, che la crescita e l’entusiasmo che caratterizzano oggi le escape room stanno contagiando anche il mercato B2B, è altrettanto vero che la diffusione di questo tipo di esperienza all’interno delle aziende non risulta uniformemente distribuita: “Basandomi sulla nostra particolare esperienza, posso affermare che si registrano notevoli differenze tra aziende di grandi dimensioni e PMI. Dalle prime proviene il maggiore interesse e il maggior numero di richieste spontanee per attività di questo tipo, mentre le seconde non sono ancora particolarmente attive in tal senso, spesso perché si trovano a dover destinare buona parte del loro budget a spese e attività primarie o strategiche per il loro business”.

È tuttavia molto probabile che, dopo Chiara Ferragni e Spotify – per citare due nomi “illustri” del parco clienti di Flow Factory –, le escape room conquisteranno sempre più il cuore di tutte le aziende consapevoli di quanto il benessere relazionale interno e l’employee engagement influiscano sul loro successo e sulla loro crescita. Il gioco, in tal senso, ha un potenziale straordinario: non a caso Platone – come ci ha ricordato Matteo Pella in chiusura della nostra chiacchierata – sosteneva che “si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”.

In conclusione: gerarchie azzerate, maschere che cadono, focus su capacità di organizzazione, cooperazione e comunicazione. Pensate ancora che le escape room siano soltanto un gioco?

Emma Pisati – HEI Human Experience Insights

 

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