Se i lavoratori diventano smart, le organizzazioni devono offrire loro luoghi all’altezza per poter svolgere qualunque attività al di fuori dell’ufficio. Questi luoghi sono stati battezzati smart working places, e il 13 novembre, alle 16:30 in diretta streaming, verrà presentata una ricerca dedicata proprio alla nuova realtà del lavoro che stiamo vivendo.
L’indagine Smart workers e smart working places: lavorare oltre l’ufficio è stata realizzata da tre ricercatori del Laboratorio percorsi di secondo welfare – Luca Oliva, Franca Maino ed Elena Barazzetta – e si inserisce all’interno del progetto “Smart Working Places”, avviato lo scorso anno dall’Ente Bilaterale Veneto F.V.G. in collaborazione con Innova. L’obiettivo del progetto, reso più che mai significativo dalle circostanze attuali, è quello di sensibilizzare e coinvolgere gli esercizi pubblici sul tema del lavoro agile e degli spazi in grado di accogliere tutti i lavoratori che non scelgono più l’ufficio come luogo d’elezione per lo svolgimento delle proprie attività.
La ricerca è stata realizzata con il fine ultimo di indagare il fenomeno dello smart working in Italia e nei maggiori Paesi europei alla luce del mutato contesto produttivo, sociale e tecnologico, delineando le caratteristiche di questa modalità di lavoro in costante espansione. Adottando inoltre il punto di vista degli esercenti pubblici e di tutti coloro che si trovano a gestire spazi che possono essere (o diventare) accessibili come nuovi luoghi di lavoro, l’analisi si concentra anche sulle caratteristiche proprie degli smart working places.
Ne è emerso un quadro attuale e approfondito in cui gli esercizi pubblici, i co-living e gli hotel manifestano la capacità di accogliere diversi tipi di lavoratori, offrendo ambienti di lavoro attrezzati, accoglienti, diversificati per rispondere alle esigenze del lavoro smart e stimolare processi di networking cooperativo. Gli smart working places, inoltre, si presentano come punti di aggregazione relazionale e culturale, e possono diventare tasselli importanti anche per il welfare comunitario.
Attraverso lo studio di casi emblematici, l’osservazione diretta di questi luoghi e una serie di interviste, infine, i ricercatori hanno predisposto un “toolkit” in grado di orientare gli esercenti nella ridefinizione degli spazi, per trasformarli in smart working places adatti ad accogliere una nuova generazione di lavoratori.
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