Workplace transformation per abilitare scambi e contaminazioni

Copernico_Milano_workplace_transformationIl mondo è cambiato. Anzi, il mondo sta cambiando, è in continua evoluzione: famiglia, città, lavoro, relazioni, scuole, tutto è in trasformazione. E se cambia il contenuto, deve cambiare anche il contenitore. Bisogna ripensare ai luoghi in cui viviamo, quelli dove lavoriamo e, di conseguenza, anche ai metodi di lavoro e ai processi aziendali. Ormai si sa che lo spazio, la luce, gli arredi, i complementi hanno un impatto diretto sulla produttività, sul clima aziendale e, in generale, sono in grado di dare valore all’azienda. È per questo che Copernico, la rete di luoghi di lavoro, uffici flessibili e servizi di smart working, con il suo punto di vista privilegiato, prova a fare il punto su come gli uffici di oggi debbano abilitare le persone che li frequentano.

Da spazio a luogo, aprendosi e guardando fuori

I processi di trasformazione aziendale avvengono confrontandosi con il mercato, inglobando startup, coinvolgendo consulenti, in una parola: aprendosi. Aprendosi all’esterno e cercando nuove modalità di lavoro e nuovi modelli organizzativi. I team seguono processi differenti, sempre più “agili”, sono orientati al lavoro di gruppo, rompono gli schemi e le gerarchie, e ciò – inevitabilmente – trasforma il luogo di lavoro, che deve essere ripensato per facilitare tutte queste interazioni e questi scambi.

Oggi, inoltre, un ufficio non può essere considerato solo per le sue mura e i mobili che lo arredano, ma deve coinvolgere anche la dimensione organica: si passa da un’idea di space optimization a quella di experience maximization. Lo spazio tridimensionale,Michele_Barberi_workplace_transformation quindi, è da riempire non solo con scrivanie, sedie, lavagne oppure tavoli da ping-pong e divani: non basta. Gli uffici vanno arricchiti con attività, eventi, workshop, incontri e dibattiti; devono essere luoghi di contaminazione dove entrare in contatto con altri mondi e altri settori in maniera semplice, spontanea, naturale. Uno spazio di lavoro diventa quindi un luogo di lavoro (workplace o addirittura smartplace) quando il posizionamento dell’azienda è chiaro e mira a migliorare la qualità della vita dei suoi lavoratori e, nei casi più virtuosi, la società.

Tuttavia, i più non sanno da dove cominciare: le aziende vogliono aprirsi verso l’esterno, sentono parlare di open innovation e di tutte le sue potenzialità, ma non sanno che elementi scegliere e come applicarli. Perché se certi valori e certi modelli sono universali, ogni azienda deve trovare la soluzione migliore per sé. Un esempio di azienda che ha provato ad aprirsi allo smart working è quello di Alpitour, che proprio in questi giorni ha annunciato di aver dato ad oltre 800 persone di tutte le sedi della società la possibilità di lavorare in modalità smart mediamente un giorno alla settimana, operando da casa e risparmiando quindi su tempi e costi di trasferimento per raggiungere l’ufficio. Un traguardo su cui la società lavorava da un anno: nel 2018 era stata effettuata una prima sperimentazione durata 9 mesi, che aveva coinvolto circa 100 persone. Altri casi virtuosi, premiati in occasione del Copernico Smart Places Award, sono quelli di Fastweb, che con il nuovo headquarter in piazza Olivetti concorre a connotare l’area come un nuovo business district della città; Le Village by CA, il nuovo hub di Crédit Agricole sviluppato all’interno di un convento del XV secolo in zona Porta Romana, che ha l’obiettivo di creare un ecosistema in cui startup, partner corporate e abilitatori contribuiscono alla crescita del Villaggio; Maire Tecnimont, che ha previsto l’attivazione di diverse iniziative di smart working e nuove aree di incontro e coworking; infine Sella, con il suo percorso di smart working che l’ha portata a creare Fintech District, inaugurato a settembre 2017.

L’avvio dello smart working per le aziende comporta anche un investimento rilevante a livello tecnologico, al fine di dotare ogni collaboratore degli strumenti adeguati per garantire la piena operatività, oltre all’avvio di attività di formazione per promuovere e diffondere una cultura aziendale capace di avvalersi dei nuovi sistemi informativi basati su condivisione e collaborazione.

Un cambio di paradigma

Questi sono solo alcuni esempi di grandi aziende che si avvicinano allo smart working. Come operatore e player di riferimento di questo settore, Copernico ha assistito negli anni a un vero e netto cambio di paradigma. Se nel 2015, quando siamo entrati in questo mercato, abbiamo iniziato a offrire ai nostri clienti degli uffici flessibili, aprendo delle strutture a Milano, Torino, Roma, Venezia – alcune dedicate a specifiche tematiche come biotransformation e fintech –, nel tempo, forti della nostra lunga esperienza di spazi di lavoro innovativi e integrati, abbiamo cominciato rispondere alla domanda sempre più crescente di soluzioni a supporto del processo di trasformazione delle aziende, affiancandole per aiutarle a implementare un progetto in grado di trasformarne le sedi da semplici uffici a smartplace. Infatti, come ormai è noto, l’adozione di modelli di smart working permette alle aziende di ottenere un incremento di produttività del 15% per lavoratore, una riduzione del tasso di assenteismo pari al 20% e risparmi del 30% sui costi di gestione degli spazi fisici (Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano).

Non chiamatela consulenza

Quando si affiancano grandi aziende non si parla solo di consulenza, ma di vera e propria erogazione di servizi e gestione del luogo stesso, che può aprirsi verso l’esterno. È un’evoluzione della open innovation, che rientra a pieno titolo nella definizione di platform innovation e in cui tutti i luoghi “trasformati” si collegano a un’unica piattaforma, connettendosi quindi anche fra di loro. Un modello che si insinua all’interno delle strutture come un software completamente nuovo. Per fare questo è fondamentale partire da un’analisi dei bisogni dell’azienda, e solo in seguito ripensare sia la parte fisica – architettura e design degli spazi – sia quella relazionale – ovvero i momenti dedicati al coinvolgimento delle persone che vivono e popolano quegli spazi, che poi è ciò che da sempre facciamo all’interno dei progetti di Copernico. Vanno inoltre ben calcolati il tempo del go-to-market e della comunicazione: è fondamentale far conoscere la propria posizione, il proprio orientamento, i propri valori e quello che si fa all’interno del proprio workplace.

Tutto questo per trasformare l’ufficio in un luogo che risponda per davvero alle esigenze del mondo di oggi: un luogo flessibile che aiuti a lavorare con serenità e senza distrazioni, ma anche a collaborare tra team; un luogo connesso, tecnologico e a supporto delle persone.

Michele Barberi
Head of Network Development & Sales, Copernico

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