Nello scenario di trasformazioni radicali in cui attualmente ci muoviamo c’è un fenomeno di cambiamento che procede da qualche anno, segnando comunque una svolta nelle strategie di valorizzazione del lavoro da parte delle aziende. Stiamo parlando della crescita costante del welfare aziendale e dei contratti integrativi che prevedono il premio di produttività, iniziata nel 2016 e ancora in pieno sviluppo.
Come rilevato dall’edizione 2020 dell’Osservatorio Easy Welfare Edenred, all’inizio di quest’anno su 10.000 contratti attivi più di 6.000 prevedono misure di welfare aziendale; l’indagine ha inoltre rilevato che il tasso di incidenza di queste ultime sui contratti che includono il premio di produttività – passati negli ultimi 4 anni da 9.000 a oltre 54.000 – ha raggiunto nel 2020 quota 57%.
«Il welfare aziendale si è affermato e consolidato in questi ultimi anni come imprescindibile strumento di virtuosa e sinergica valorizzazione del rapporto tra impresa, dipendenti e collettività» ha dichiarato Luca Palermo, Amministratore Delegato di Edenred Italia. «Mai come in questo momento di emergenza sanitaria ed economica il welfare aziendale risulta, ancora una volta, fondamentale per la ripresa e lo sviluppo del sistema Paese. Garantisce infatti un insieme di iniziative e prestazioni connesse all’obiettivo di integrare il reddito delle famiglie, aumenta il benessere e il potere d’acquisto delle persone e migliora contemporaneamente la performance aziendale».
Il credito welfare nelle aziende italiane
Secondo l’Osservatorio Easy Welfare Edenred, negli ultimi tre anni si è registrato un aumento del 10% della somma media disponibile per ciascun dipendente sotto forma di credito welfare, con il settore bancario e assicurativo che fa da apripista, mentre i settori digital e media e gli istituti di istruzione e ricerca risultano essere il fanalino di coda.
Per quanto riguarda invece il trend di crescita del welfare in relazione al genere e all’età dei beneficiari, anche quest’anno si conferma il fenomeno che vede la quota media di flexible benefit aumentare con l’avanzare dell’età del lavoratore, almeno fino ai 55 anni di età.
Considerando invece il genere, il credito welfare medio pro capite appare più elevato per le donne, con particolare evidenza per la fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni – dovuta principalmente alla costante e diffusa presenza di componenti dei piani welfare aziendali a sostegno della maternità delle dipendenti. Da evidenziare, tuttavia, come per le donne dopo i 55 anni ci sia una rilevante contrazione del valore medio.
I fringe benefits iniziano a dominare la scena
Passiamo ora alle principali voci di spesa del credito welfare a disposizione dei lavoratori italiani. Al primo posto troviamo i rimborsi spese nell’ambito istruzione di figli e familiari (33,8%), seguiti da area ricreativa (22,4%), fringe benefits (18,1%), previdenza integrativa (12,7%), assistenza sanitaria (7,6%), mobilità (3,7%), assistenza familiare (1,2%), mutui e prestiti (0,5%).
Il 36% di tutte le richieste di spesa per il 2019 ha riguardato beni in regime di fringe benefits, per un valore medio di 110 euro per dipendente. Per contro, la voce di spesa per assistenza familiare rappresenta solo lo 0,4%, ma al contempo mostra l’importo medio di spesa più elevato: 700 euro.
Per il 2020, l’Osservatorio Easy Welfare Edenred prevede un superamento della quota di spesa complessiva in beni e servizi rispetto alla spesa in welfare sociale.
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