Work transformation, come rispondono le aziende italiane

FonditaliaPer le aziende del nostro Paese tra il dire e il fare innovazione c’è di mezzo la mancanza di un’adeguata formazione e informazione: questo è quanto emerge dall’annuale sondaggio realizzato da FondItalia in collaborazione con ExpoTraining, ExpoLavoro&Sicurezza e Fiera Milano.

Nello specifico, il 57,89% dei partecipanti all’indagine ritiene che innovare sia l’unica via per competere nel mercato del lavoro nazionale e internazionale, e il 40,35% pensa che innovare rappresenti una leva per aumentare produttività e fatturato.

A fronte di questa grande fiducia verso l’innovazione, vista come una grande opportunità di crescita e permanenza nel mercato per le imprese, solo la metà degli intervistati dichiara che la propria azienda innova costantemente (37,39%) o almeno ogni anno (15,65%), mentre l’altra metà dichiara che nella propria azienda accade ogni 2/3 anni (13,04%), ogni 5 anni (5,22%), raramente (21,74%) o addirittura mai (6,96%). Se consideriamo l’innovazione come un processo prima di tutto culturale dell’azienda, essa non può che essere continuativa: già innovare ogni 2/3 anni segnala un grave ritardo rispetto a scenari di mercato in continuo mutamento.

Se innovare significa soprattutto realizzare azioni capaci di rendere più snelle ed efficienti le strutture organizzative e produttive delle imprese, l’80,17% dei partecipanti al sondaggio ritiene che tutto ciò può aumentare la necessità, per le risorse umane che vi lavorano, di incrementare le competenze tecniche e trasversali. È importante segnalare che solo una percentuale molto bassa di intervistati (3,45%) vive l’innovazione come una minaccia. Innovare richiede invece che le persone abbiano maggiori e costanti opportunità di formazione (70,18%), conoscano le lingue (31,58%) e possiedano competenze legate al web (21,68%), cosicché possano anche essere al riparo da rischi di esclusione occupazionale.

Una delle grandi opportunità di innovazione e formazione per le aziende è certamente il Piano Industria 4.0, che mette a disposizione 13 miliardi di euro dal 2017 al 2020 per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi. Se ne è parlato molto, ma il 25,44% degli intervistati non lo conosce, mentre il 15,79% ne ha sentito parlare ma non ha approfondito l’argomento. Il 58,77% di coloro che ne hanno sentito parlare, inoltre, ritiene che il Piano possa rappresentare un’opportunità per le imprese solo se ben gestito sia dal Governo che da queste ultime (58,77%).

Sono ancora una volta gli enti di formazione (26,32%) e le associazioni di impresa (25,44%) i soggetti ritenuti più idonei per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi. Solo il 35,40% degli opinionisti, infine, dichiara di conoscere e usufruire delle opportunità di sostegno economico alla formazione fornite dai fondi interprofessionali, a fronte del 32,74% che le conosce ma non le ha mai utilizzate, e del 31,86% che non ne ha mai sentito parlare.

Enti di formazione, rappresentanze di imprese e lavoratori, fondi interprofessionali possono fare molto per sostenere le imprese di fronte a questo grande mutamento di scenari di cui è stata compresa la portata ma che si fatica ancora ad affrontare” hanno dichiarato congiuntamente Francesco Franco ed Egidio Sangue, rispettivamente presidente e vice presidente di FondItalia. “La rivoluzione tecnologica e industriale a cui stiamo assistendo in questi decenni, oltre ad essere compresa e interpretata, va anche accompagnata con mezzi e modi consoni, e FondItalia è pronta a fare la sua parte e rappresentare una concreta risorsa per le imprese e i lavoratori in tal senso”.

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