Quali sono i livelli di attrattività delle aziende italiane percepiti dai dipendenti? Per scoprirlo basta dare un’occhiata ai risultati della ricerca Randstad Employer Brand, la più completa e rappresentativa indagine globale dedicata all’employer branding commissionata all’istituto di ricerca Kantar TNS.
In Italia sono state intervistate circa 7.700 persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni (occupati, studenti e non occupati), che hanno indicato quali fattori rendono un’azienda attrattiva tra le 150 selezionate.
“Le persone, proprio come le imprese, selezionano i potenziali datori di lavoro controllando la loro reputazione e verificando le possibilità di trovare un ambiente di lavoro in linea con le proprie aspettative” ha spiegato Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia. “In un mercato sempre più competitivo, il ruolo dell’employer branding diventa fondamentale per superare l’emergenza della scarsità di competenze. Molte aziende basano ancora la loro strategia su fattori che non destano l’interesse dei potenziali dipendenti, perdendo grandi opportunità. Comprendere e venire incontro alle loro aspettative, puntando con decisione sul miglioramento del work-life balance, sulla creazione di un’atmosfera di lavoro piacevole e su stipendi e benefit adeguati e di valore è il miglior biglietto da visita per attrarre e trattenere i migliori talenti. I vincitori del Randstad Employer Brand 2019 sono esempi di particolare successo in tal senso“.
Al primo posto nelle preferenze degli italiani si è classificata Ferrero, con il 78,5% degli intervistati che considera l’azienda di Alba il migliore datore di lavoro. In seconda posizione BMW, con il 73,2% degli italiani che ha dato la preferenza alla casa automobilistica bavarese, mentre sull’ultimo gradino del podio troviamo un altro marchio automobilistico, Automobili Lamborghini, indicata come azienda ideale dal 72,6% degli intervistati.
Dalla ricerca Randstad Employer Brand è emerso come il fattore più ricercato dagli italiani in un datore di lavoro sia l’equilibrio fra vita professionale e privata, indicato dal 53% del campione, seguito dall’atmosfera di lavoro piacevole (52%) e da una buona retribuzione (47%). Vengono poi la sicurezza del posto di lavoro (46%) e le opportunità di carriera (37%). Dal canto loro, le aziende italiane non sembrano allineate con le aspettative dei potenziali dipendenti. Nella percezione degli intervistati, infatti, le imprese offrono soprattutto solidità finanziaria, ottima reputazione e uso delle ultime tecnologie, fattori diversi da quelli in cima ai desideri dei candidati.
Tra i principali motivi che spingono gli italiani a cambiare lavoro troviamo quindi stipendio troppo basso (47%), squilibrio fra vita privata e professionale (38%), scarse opportunità di carriera, mancanza di premi o di riconoscimento professionale (34%) e carenza di sfide (30%). Le ragioni che, al contrario, legano i dipendenti all’azienda variano a seconda della fascia di età: il 34% dei più giovani (under 25) sceglie di restare se ci sono opportunità di carriera, il 29% dei 25-34enni se il datore di lavoro offre programmi formativi, il 39% dei lavoratori fra i 35 e i 54 anni rimane fedele all’azienda se si trova in una posizione conveniente, mentre il 46% degli over 55 mette al primo posto tra i motivi per rimanere la sicurezza del posto di lavoro. Quest’ultima è in cima ai pensieri della maggior parte del campione. Il 72% degli intervistati, infatti, sarebbe disposto a rinunciare a una parte del proprio stipendio in cambio di una maggiore sicurezza: il 17% rinuncerebbe a oltre il 10% del salario, quasi uno su cinque (19%) a una cifra compresa fra il 6 e il 10% della paga e il 24% farebbe a meno di una parte dello stipendio compresa fra l’1% e il 5%.
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