È tempo di ripartenza e di bilanci dopo i mesi più duri della pandemia: per capire come e quando si svolgerà la ripresa, Randstad ha analizzato bisogni, sfide, nuove misure HR ed organizzative attraverso una survey svolta su un campione di 6.238 aziende italiane, che si inserisce nella cornice del progetto internazionale New Ways of Working. L’obiettivo è quello di fornire supporto concreto alle organizzazioni, con il fine di riportare le persone al lavoro in tutta sicurezza e far ripartire l’economia.
Riorganizzazione e risposta all’emergenza
Secondo i dati raccolti dall’indagine L’impatto del Covid sul business delle aziende – la ripartenza, il 42% delle imprese che utilizzano i servizi Randstad di somministrazione di lavoro ha riorganizzato i processi mantenendo comunque aperta l’attività, il 31% è stato costretto ad effettuare una chiusura temporanea e solo l’8% non ha preso alcun tipo di provvedimento.
In ambito HR, si è fatto ricorso principalmente a ferie e ROL (nel 26% dei casi), ammortizzatori sociali (21%) e in misura minore allo smart working (18%). Il 35% delle aziende prevede di ripristinare l’attività ai livelli pre-lockdown nel corso del 2021, il 30% pensa a un ritorno alla normalità già entro il 2020, mentre il 24% delle organizzazioni dichiara di essere già in piena attività (un ulteriore 11% non lo sa, dipende dalla revoca delle restrizioni amministrative).
Per quanto riguarda invece le aziende che si avvalgono dei servizi Professionals (ricerca e selezione middle, senior e top management) e reclutamento personale in outsourcing, il 72% ha dovuto riorganizzare i processi di lavoro per effetto della crisi (mantenendo comunque aperta l’attività), mentre solo il 14% ha effettuato una chiusura totale temporanea e il 4% ha ridotto l’attività commerciale.
La principale differenza rispetto al primo gruppo di aziende intervistate si registra in materia di smart working: le organizzazioni del segmento Professionals lo hanno infatti adottato ampiamente (44%), insieme a ferie e ROL (22%) e ammortizzatori sociali (11%).
«La ricerca conferma il forte impatto dell’emergenza Covid sul business delle imprese italiane, ma offre anche un segnale di speranza per la ripresa, con un terzo delle aziende che prevede un ritorno alla normalità già entro l’anno» ha commentato Marco Ceresa, AD di Randstad Italia, «mentre i timori sul futuro sono soprattutto esterni al proprio business e legati allo scenario economico generale del Paese. In questo contesto, le imprese chiedono allo Stato di supportare la ripartenza con aiuti fiscali e un abbassamento del costo del lavoro, un appello di cui è necessario tenere conto nelle strategie economiche per il rilancio. L’indagine, inoltre, mette in luce il ruolo determinante delle politiche HR sia nell’emergenza, per assicurare continuità del business e tutela della salute dei dipendenti, che nelle strategie per la ripresa delle organizzazioni. Lo smart working, dove è stato possibile, si è rivelato un utile alleato, che ha aperto le porte a nuove modalità di lavoro più agili, basate sulla responsabilizzazione e la fiducia. E oggi proprio da un giusto mix tra lavoro agile e flessibilità per il miglioramento dei processi di lavoro passa la strada per l’aumento della produttività, fondamentale per il rilancio dell’economia».
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