Futuro del lavoro a tinte fosche per il 70% dei lavoratori italiani, che vedono avvicinarsi un’epoca in cui gli stipendi saranno più bassi e si avranno minori tutele, garanzie e protezione (50%). Uno scenario non proprio edificante quello presentato dal terzo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison, Michelin e Snam.
Continueremo a parlare di welfare il 7 maggio: non mancare!
Il pessimismo non si ferma qui: 7 milioni di lavoratori temono di perdere il posto a causa di nuove tecnologie come robot e intelligenza artificiale, con l’85% degli intervistati che esprime paura o preoccupazione per l’impatto della rivoluzione tecnologica e digitale. Per il 50%, inoltre, si imporranno ritmi di lavoro più intensi, per il 43% si dilateranno gli orari di lavoro, per il 33% si lavorerà peggio di oggi, mentre per il 28% la sicurezza non migliorerà.
Questa tecno-fobia persistente viene alimentata anche dal gap salariale registrato nel mercato del lavoro del nostro Paese tra chi lavora con le nuove tecnologie e chi no: fatto 100 lo stipendio medio italiano, nei settori tecnologici il valore sale a 184,1, mentre negli altri comparti scende a 93,5. Forte è anche il timore di nuovi conflitti in azienda: per il 52% dei lavoratori sarà più difficile trovare obiettivi comuni tra imprenditori, manager e lavoratori.
In un simile quadro burrascoso, la luce guida resta il welfare aziendale, ritenuto in grado – dal 66% dei lavoratori che già ne beneficiano – di migliorare la qualità della vita; guardando al futuro, infine, il 54% dei rispondenti è convinto che gli strumenti di welfare aziendale miglioreranno il benessere in azienda.
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