Tutti a caccia di emotional intelligence

intelligenza emotivaCon automazione e intelligenza artificiale che avanzano, l’emotional intelligence (EI) diventa indispensabile per tutti i dirigenti e dipendenti che vogliono raggiungere il successo nei prossimi anni: è quanto emerge dal report Emotional intelligence – The essential skillset for the age of AI, frutto di un’indagine del Capgemini Research Institute a cui hanno preso parte 750 dirigenti di grandi aziende.

Emotional intelligence, una competenza sempre più necessaria

Man mano che i compiti più tradizionali e routinari vengono automatizzati, le aziende mettono in primo piano le competenze in materia di EI, dalla consapevolezza di sé alla gestione delle relazioni e della comunicazione. Secondo il 76% dei manager intervistati, i dipendenti devono sviluppare le competenze di emotional intelligence che non possono essere automatizzate, come empatia, capacità di influenzare le persone e teamwork. Il 61% dei dirigenti ha dichiarato inoltre che l’emotional intelligence si convertirà in un “must have” entro i prossimi 5 anni, affermazione che trovaInfographic-–-Emotional-intelligence-1.pdf d’accordo il 41% dei dipendenti in ruoli non legati alla supervisione. Nel complesso, l’83% delle aziende ha affermato che avere una forza lavoro altamente intelligente dal punto di vista emotivo sarà un prerequisito per raggiungere il successo in futuro.

Forza lavoro emotivamente intelligente: tanti la vogliono, pochi la formano

Le aziende che hanno dipendenti con un’elevata intelligenza emotiva stanno raggiungendo benefici significativi. In media, il 60% delle aziende intervistate ha ottenuto un incremento dei benefici di oltre il 20% grazie a dipendenti con un’elevata EI, tra cui una maggiore produttività, un’accresciuta employee satisfaction e una quota di mercato più elevata.

Tuttavia, se da un lato il 75% delle aziende ha dichiarato di poter sviluppare le competenze in materia di emotional intelligence nei propri dipendenti, dall’altro una percentuale decisamente inferiore offre alla propria forza lavoro un percorso di formazione per contribuire al raggiungimento di tale obiettivo. Solo il 42% delle imprese fornisce attività di training al senior e al top management, percentuale che si riduce al 32% per il middle management e al Emotional intelligence 217% per i dipendenti che non ricoprono ruoli di supervisione. Nonostante questi dipendenti siano il gruppo maggiormente colpito dall’automazione, meno del 40% delle aziende si accerta che il potenziale candidato possegga le competenze necessarie in tema di EI durante i processi di selezione o verifica queste competenze nei dipendenti già assunti che non ricoprono ruoli di supervisione.

Un ulteriore dato che fa riflettere sull’importanza degli investimenti in emotional intelligence è quello che testimonia l’aumento del 10% in due anni della quota di dipendenti che ritiene le proprie competenze obsolete per via dell’automazione e dell’IA – seguiti dai Millennial che nel 50% dei casi condividono questa affermazione.

Le aziende sono sempre più consapevoli della necessità di competenze di emotional intelligence, ma non si stanno muovendo abbastanza rapidamente per investire in tali skill” ha commentato Andrea Falleni, Managing Director di Capgemini Business Unit Italy. “Questa nuova ricerca dimostra che l’EI diventa sempre più necessaria man mano che le attività routinarie vengono automatizzate e che le aziende possono trarre benefici da un organico emotivamente intelligente. L’esperienza delle aziende che hanno avuto maggior successo in quest’area dimostra che le imprese devono dare priorità all’EI durante il processo di recruiting, nella formazione e nella cultura aziendale, al fine di costruire un team resiliente in un mondo in costante cambiamento“.

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