Sono passati più di sessant’anni da quando in Europa è stato affermato il diritto alla parità di retribuzione per uomini e donne: tuttavia, nel 2020 il gender pay gap (ovvero la differenza, a parità di mansione, fra lo stipendio di un uomo e quello di una donna) è ancora una realtà nel mercato del lavoro e, rispetto al 2019, si è ridotto di appena lo 0,4%. A questo ritmo, dovranno passare decenni prima che la parità sia effettivamente raggiunta.
Per dirla senza percentuali, in Europa una donna deve lavorare 51 giorni in più rispetto ai colleghi uomini per ottenere il loro stesso stipendio. Questa situazione, che ovviamente la pandemia non ha contribuito a migliorare, è figlia di ineguaglianze strutturali – sociali e culturali – che spesso fanno sì che il percorso di carriera di una donna risulti particolarmente difficoltoso, se non inibito in partenza.
Attualmente, infatti, continuano a essere le donne i soggetti prevalentemente incaricati della gestione della vita domestica, della cura dei figli, dell’assistenza a familiari malati o non autosufficienti – in aggiunta all’attività lavorativa che, per conciliarsi con i doveri appena ricordati, molto spesso è part-time. A questo si aggiungono i soffitti di cristallo (quindi avanzamenti di carriera resi impossibili da bias di genere) e la segregazione occupazionale, ovvero la scelta di lavori che maggiormente rispondono allo stereotipo femminile e che solitamente sono caratterizzati da retribuzione bassa e scarse prospettive di carriera.
Le iniziative europee per eliminare il gender pay gap
In una recente dichiarazione è stato ribadito l’impegno dell’Unione Europea per la definitiva abolizione del gender pay gap in tutti gli Stati membri, già annunciato a marzo con la pubblicazione della Gender Equality Strategy 2020-2025, per esempio attraverso la promozione della trasparenza retributiva all’interno delle aziende. A questo si aggiungerà una campagna per combattere ed eliminare gli stereotipi sulle donne, sul loro ruolo nella società e sul valore del loro lavoro.
Sempre per contrastare la disparità tra uomini e donne sul luogo di lavoro, nel 2019 l’UE è intervenuta per tutelare e potenziare il work-life balance di genitori e caregivers, per esempio introducendo standard minimi per il diritto al congedo di paternità o ad accordi di lavoro flessibile per tutti i lavoratori – donne e uomini – che devono occuparsi di figli e familiari. Gli Stati membri hanno tempo fino al 2 agosto 2022 per inserire tali direttive nella loro legislazione nazionale.
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