Home working e parità di genere

home workingL’esperienza del lockdown non sembra essere stata a prova di gender equality: secondo un’indagine svolta da Fondazione Libellula – i cui risultati verranno presentati il 18 giugno alle 10, durante il webinar gratuito Donne e uomini in quarantena: lavoro, benessere ed emozioni – 1 donna su 3 si è dovuta far carico in modo prevalente rispetto al partner della cura dei figli, cosa che per gli uomini è risultata vera solo in 1 caso su 100. Al di fuori dell’orario lavorativo, invece, le donne affermano di essersi dedicate principalmente alle faccende domestiche e alla cura della casa, mentre gli uomini all’intrattenimento.

Oltre al rischio di un “revival anni Cinquanta” per quanto riguarda la condizione femminile, l’home working risulta caratterizzato dalla percezione di un carico di lavoro aumentato per metà degli intervistati e delle intervistate, con un relativo senso di maggior affaticamento. Inevitabili, dunque, forti ripercussioni psicologiche sulla maggior parte della popolazione, in particolar modo femminile: ansia, frustrazione e tristezza sono state tra le emozioni prevalenti in quarantena. E non sembrano essere svanite completamente, soprattutto se legate al mondo del lavoro: molte donne pensano infatti di dover rinunciare alle proprie ambizioni di carriera – un timore che, al contrario, tra gli uomini non sembra essere molto diffuso.

Molti infine, a prescindere dal genere, si sentono più stanchi, hanno sperimentato apatia e disturbi di concentrazione e provano un sentimento di paura rispetto al rientro. Per questo motivo è importante, per le aziende, individuare buone prassi da prendere come esempio, e attuare politiche che permetteranno di ascoltare nella fase di ripartenza i bisogni e le esigenze di uomini e donne per costruire organizzazioni realmente inclusive.

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