Da minaccia a strumento per superare lo skill gap e crescere professionalmente, restando competitivi in azienda e sul mercato: il rapporto tra intelligenza artificiale (AI) e lavoratori cambia decisamente di segno quando la prospettiva è quella di applicare la prima a supporto del reparto HR e innescare un vero e proprio salto di qualità nella employee experience.
I benefici in termini di personalizzazione, proattività ed efficienza nella gestione di come le persone in azienda vivono e svolgono il loro lavoro sono numerosi, ma oggi ci concentriamo sull’impatto positivo che l’intelligenza artificiale può avere sulla formazione offerta ai membri di un’organizzazione.
Skill gap addio: 4 buoni motivi per puntare sull’intelligenza artificiale
Benché lato relazioni con i clienti e sviluppo di nuovi servizi e prodotti l’intelligenza artificiale sia già uno strumento affermato, una indagine di Deloitte ha rivelato che solo il 16% delle realtà imprenditoriali ricorre all’AI per migliorare le informazioni sui dipendenti.
Un vero peccato perché, come sottolinea Cornerstone OnDemand, ci sono almeno 4 buoni motivi per adottare l’intelligenza artificiale con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di nuove competenze e contrastare lo skill gap, una delle principali fonti di preoccupazione delle aziende oggi. Vediamo quali sono.
• Formazione su misura per ognuno
La formazione è essenziale per ridurre lo skill gap, eppure la sua mancanza viene spesso citata come uno dei motivi principali per cui i dipendenti lasciano l’azienda. Anche laddove i programmi di formazione esistono, bisogna chiedersi se l’offerta formativa sia realmente adatta ai dipendenti.
Raccogliendo ed elaborando i dati sui profili dei dipendenti e sui programmi formativi in essere, l’AI può analizzare il valore di questi ultimi per ciascun dipendente. Di conseguenza, le aziende possono fornire consigli appropriati e personalizzare le opportunità formative in base a ogni singolo individuo e ai suoi obiettivi.
• Valorizzazione dei talenti già presenti in azienda
L’assunzione di personale esterno viene spesso vista come la soluzione principe per risolvere lo skill gap. Tuttavia, se è vero che le nuove risorse possono portare nuove prospettive e capacità, è altrettanto vero che lo staff interno potrebbe possedere le stesse abilità, senza che si sia mai presentata l’occasione per dimostrarlo.
L’AI può essere utilizzata per ottenere informazioni sulle attuali competenze dei dipendenti e su altre aree dell’azienda in cui queste competenze potrebbero essere utili, creando così nuove opportunità di mobilità interna. Non solo: categorizzare le competenze dei dipendenti e avere i dati in un unico luogo permette alle HR di avere un quadro migliore e stabilire più rapidamente se un certo ruolo richieda un recruiting interno o esterno.
• Nuove competenze, basta farsi cogliere impreparati
Una delle caratteristiche principali dell’AI è la capacità di fare previsioni. I responsabili HR possono sfruttare questo elemento sia per i dipendenti e le loro esigenze future di formazione, sia per l’azienda e le sue esigenze future in termini di talenti.
Per farlo, occorre che le aziende abbiano dati interpretabili sulle carriere e sui dipendenti, tali da poter elaborare modelli e fare previsioni significative. Tuttavia, è importante notare che il pregiudizio indotto dall’esterno ha una sua influenza quando si tratta di valutare i dati sui dipendenti, e i prodotti e gli algoritmi legati all’AI devono essere regolarmente controllati per scongiurare eventuali bias relativi all’etnia, al sesso, all’età, ecc. Per le aziende, avere previsioni a portata di mano significa poter essere un passo avanti e prendere decisioni cruciali per prepararsi al futuro.
• HR data driven
Le soluzioni AI sono trasversali, e le interpretazioni che forniscono possono essere utilizzate anche per avere un quadro più chiaro e ottenere risultati in una vasta gamma di situazioni flessibili e mutevoli. Se è vero che l’uso dell’AI in ambito HR ha un impatto soprattutto sui dipendenti e sulle loro esigenze formative, i risultati e i pattern generati dagli algoritmi possono anche aiutare le aziende a prendere decisioni strategiche in modo più consapevole.
«Non c’è alcun dubbio che l’AI continuerà a dominare il mondo del lavoro nel prossimo anno e oltre, e che abbia un enorme potenziale per diventare molto più di uno strumento di semplificazione, soprattutto nelle HR» ha dichiarato Cyril Le Mat, Director of Data Science di Cornerstone OnDemand. «Avere una maggiore comprensione dell’AI e dei benefici che comporta per le persone e per le aziende permetterà ai professionisti HR di vedere il valore di questa tecnologia. Inoltre, è opportuno precisare che sebbene l’AI porti una componente di automazione nella sfera HR, non eliminerà mai la componente umana. In sostanza, se da un lato l’AI può svelare trend e fornire previsioni, dall’altro spetta sempre alle persone decidere come applicare questi risultati all’azienda. Sfruttare il potere dell’intelligenza artificiale può davvero fare la differenza sul luogo di lavoro e rendere le aziende a prova di futuro».
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