Avete mai sentito parlare di smart working? Molto probabilmente sì, ma in questo caso ci riferiamo a Smartworking srl, una società esperta di organizzazione aziendale, composta da professionisti che grazie alla loro esperienza sono in grado di affiancare le aziende durante il percorso di cambiamento. Ma di quale cambiamento stiamo parlando?
Oggi essere smart, per la maggior parte dei datori di lavoro e degli impiegati, è una caratteristica sempre più ricercata, che si vorrebbe acquisire per non rischiare di rimanere ancorati a vecchie abitudini. La prassi che per anni è stata regina nel mondo del lavoro vedeva le otto ore in ufficio – davanti a un computer, seduti alla propria scrivania – come un imperativo imprescindibile. Oggi questo sta cambiando. Diventare smart vuol dire non essere più legati a pratiche di questo tipo, significa ribaltare il concetto classico di lavoro e di impiegato, rendendolo più agile. È un passaggio necessario, poiché riguarda il modo e lo spazio in cui la maggior parte di noi passa un terzo della sua giornata, ed è quindi fondamentale per essere veramente efficaci e felici. Stiamo parlando di spostare l’attenzione sulla persona in quanto tale e sui suoi bisogni in quanto lavoratore, in modo da non rendere il lavoro un’attività alienante. Si tratta perciò di un cambiamento importante, profondo e fortemente legato a quelle che sono le radici di ogni azienda. Per questo motivo non può avvenire dall’oggi al domani ma necessita di tempo, collaborazione e, prima ancora, fiducia nel cambiamento. Durante il percorso per diventare smart e agili le imprese vengono affiancate da Federico Bianchi, Rosario Carnovale e Paola Salazar di Smartworking, che aiutano il management a dare la svolta di cui la loro realtà ha bisogno. A questo proposito è interessante vedere come la teoria trovi riscontro nella pratica, grazie al caso reale dell’azienda AMC.
Il percorso di AMC Italia verso lo smart working
“Le persone devono lavorare in modo smart, e per farlo serve un’azienda smart in tutto”: una vision precisa quella di Giacomo Montemagno, 45 anni, amministratore delegato di AMC Italia, azienda leader nella vendita di prodotti innovativi per la cucina. Un cambiamento radicale, in grado di modificare efficacemente l’approccio lavorativo del board e di tutti i dipendenti di AMC: questa era la sfida per Giacomo e per coloro che l’hanno aiutato in questo percorso di cambiamento. Il cambio di sede, previsto in 12 mesi, avrebbe potuto rappresentare un primo passo concreto verso questo scenario dal punto di vista degli spazi, e soprattutto nell’approccio a un nuovo modo di lavorare. Purtroppo le proposte ricevute erano troppo focalizzate sulla dimensione estetico-funzionale degli ambienti di lavoro, mentre le sfide per Giacomo e il board erano più complesse.
Non si trattava, infatti, solo di spostare la sede di lavoro e modificare gli spazi al suo interno; per il CFO era importante portare al più presto all’interno dell’azienda una cultura più imprenditoriale e agile, andando a modificare alcune abitudini non più funzionali alle sfide di business di AMC. Si trattava di mettere in discussione le consuete modalità lavorative. Giacomo e tutto il board desideravano un progetto vivo, inserito in una prospettiva a lungo termine, che fosse una leva di cambiamento culturale profondo e non un semplice cambio di sede. L’azienda punta da sempre a raggiungere l’eccellenza con i suoi prodotti, e voleva raccogliere la sfida di arrivarci anche con il suo modo di lavorare. Il board di AMC era consapevole che l’unico modo per ottenerla sarebbe stato costruire una relazione tra persone e azienda fatta, prima di tutto, di responsabilità e coinvolgimento e, in secondo luogo, di spazi e tecnologie. Questo il punto di partenza e le priorità da cui ha preso avvio il progetto con Smartworking.
Quando Federico e Rosario – i due founder di Smartworking – hanno incontrato Giacomo, gli hanno proposto di lavorare fin da subito in coprogettazione; le persone sono state quindi coinvolte, a tutti i livelli e tramite una serie di workshop, al fine di ottenere:
- l’envisioning per una strategia di cambiamento culturale – l’attività è stata realizzata attraverso interviste e workshop al board e al management. Sono stati così definiti quattro valori guida, fondamentali per il progetto: leggerezza, comunicazione, innovazione e squadra;
- il design partecipato di tutte le attività, per garantire il controllo sul budget – in questo modo è stato possibile far sì che i singoli passaggi operativi fossero sostenibili per tutti gli attori coinvolti;
- il superamento del concetto di focus group – gli output dei workshop non sono un semplice parere su indicazioni ricevute dall’alto, ma una serie di attività concrete, partecipate e inclusive, da attuare nel quotidiano e in linea con la vision.
Un percorso lungo e articolato, per niente banale, che ha portato a risultati concreti, tangibili e d’eccellenza. Sono, di fatto, crollati alcuni pregiudizi sul coinvolgimento delle persone in virtù di un cambiamento consapevole e davvero efficace.
Il 13 giugno parleremo più approfonditamente del caso AMC al Palazzo delle Stelline di Milano, in occasione della seconda edizione della conference The Humanizing Era. Volete sapere come si è trasformata da ieri ad oggi la realtà di AMC? Allora vi aspettiamo all’evento per raccontarvelo meglio. Ecco il link per iscriversi!
Articolo a cura di Smartworking
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