Se si fa una ricerca sul vocabolario Treccani, una delle definizioni che si trovano alla voce cultura dice che con questo termine viene indicato “l’insieme dei valori, simboli, concezioni, credenze, modelli di comportamento, e anche delle attività materiali, che caratterizzano il modo di vita di un gruppo sociale“.
Facendo un passo indietro, fino all’origine etimologica della parola, la sua connessione con la pratica – con un determinato modo non solo di pensare e valutare, ma di fare le cose – appare ben chiaro e radicato: cultura deriva dal verbo latino colĕre, ovvero coltivare.
A questo punto ci si potrebbe chiedere dove mai vogliamo andare a parare con un incipit di questo tipo. Il nostro intento è piuttosto semplice, ovvero mostrare come la cultura aziendale sia anche una questione di pratiche realizzate ogni giorno da ogni persona che fa parte di un’organizzazione, e non semplicemente una formalità che si esaurisce in affermazioni di facciata.
Per sviluppare questa dimostrazione e comprendere che cosa comporta nei fatti, utilizzeremo come guida un articolo scritto da Denise Lee Yohn per l’Harvard Business Review.
Passato e presente della cultura aziendale
“Mostrami i tuoi valori e ti dirò se lavorerò (o comprerò) da te“. Già dallo scorso anno, molti esperti stanno evidenziando un trend che segna una discontinuità netta rispetto al passato: la preferenza e la fedeltà che lavoratori e clienti sono disposti ad accordare a un brand non dipendono più esclusivamente o principalmente da fattori economici (per i primi la retribuzione, per i secondi la possibilità di risparmio). I valori e la cultura che contraddistinguono un’azienda pesano sempre di più sul piatto della bilancia quando si tratta di scegliere il proprio datore di lavoro o di acquistare un determinato prodotto o servizio.
E non si tratta solo di predicare bene, sia chiaro. Quanto professato deve essere poi praticato in concreto: nessuno si accontenta più delle sole parole, e ha a disposizione molti modi per verificare l’effettivo operato di un brand. Non c’è corrispondenza tra parole e azioni? Allora è probabile che le strade di persone e aziende si separeranno.
Ecco perché la costruzione e la diffusione della cultura aziendale non può più limitarsi alla condivisione di messaggi che calano sulla popolazione aziendale dall’alto degli uffici di CEO e senior manager, o all’erogazione di survey periodiche (per lo più annuali) che misurano i livelli di employee engagement e di condivisione dei valori e della mission.
Il passo ulteriore da compiere ora è quello di iniziare a pensare alla cultura aziendale come a una componente strategica dell’organizzazione, una vera e propria linfa che alimenta le relazioni interne e quelle con gli stakeholder esterni. Va da sé che, essendo la cultura l’elemento che armonizza e unisce un determinato gruppo di persone, la sua definizione deve essere un processo partecipato, i cui risultati rispecchiano il sentire e l’agire di tutti.
Da questa prospettiva, ogni persona all’interno dell’organizzazione ha perciò la responsabilità (secondo il suo ruolo e le sue caratteristiche individuali) di contribuire alla cultura aziendale, assicurandosi che stia alla base di ogni processo, attività e relazione lavorativa. Vediamo quali azioni specifiche possono essere attribuite alle varie funzioni aziendali.
Cultura in azione: come possono contribuire i vari ruoli aziendali
Una volta stabilita la responsabilità diffusa in materia di costruzione e affermazione della cultura aziendale, Denise Lee Yohn specifica che le azioni che ciascuno nel concreto può compiere si differenziano in base al ruolo formale e alla sfera di influenza informale che si hanno all’interno dell’organizzazione.
Considerando il primo fattore, ecco cosa può fare ciascuna funzione per sviluppare una cultura capace di supportare e promuovere gli obiettivi e le strategie aziendali.
- Il board deve occuparsi della definizione della cultura ideale, in linea con gli obiettivi aziendali e capace di rispondere ai bisogni di tutti gli stakeholder dell’organizzazione.
- Compito dei CEO e del senior management è quello di declinare la cultura in azioni di leadership e di definire strutture organizzative e processi operativi che rispecchino i valori e la mission dell’azienda.
- Al dipartimento HR spetta la definizione e la progettazione di una employee experience basata sulla cultura aziendale condivisa; l’implementazione di strategie e programmi che favoriscano la responsabilizzazione di ognuno in materia di cultura aziendale; la costruzione di processi di performance management e di sistemi di reward in linea con i principi e i valori condivisi.
- Il middle management ha il compito di fare in modo che l’employee experience progettata dalle HR coincida con quella effettivamente vissuta, lavorando anche sullo sviluppo dell’employee engagement e assicurandosi che ogni membro del team faccia la sua parte per la costruzione e il miglioramento continuo della cultura aziendale.
- Ultimo ma non ultimo, c’è il ruolo dei lavoratori, che in questo modo d’intendere e vivere la cultura aziendale hanno il diritto-dovere di condividere con CEO e senior manager input utili allo sviluppo di una cultura che sia non solo rispondente ai bisogni e alle aspettative della popolazione aziendale, ma anche alle esigenze manifestate dai clienti; di fornire feedback relativi alle attività messe in campo per costruire una cultura condivisa e alla loro efficacia, proponendone magari di nuove; creare, praticare e consolidare una “routine culturale” che contribuisca alla diffusione e al rafforzamento di una identità culturale e valoriale condivisa.
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