La rivoluzione culturale che le aziende italiane devono necessariamente attuare per restare competitive all’interno di un mercato dominato dalla digital transformation trova il suo principale alleato e ambassador nella figura del CEO, come testimoniato dai risultati raccolti nello studio Changing the Game. Il ruolo del CEO nell’era della Digital Disruption, condotto da Transformation Consulting (divisione specializzata di Capgemini) in collaborazione con Business International.
“Per cogliere appieno le opportunità offerte dalla digital disruption, qualunque sia la strategia adottata dall’azienda, è necessario sviluppare una cultura dell’innovazione che coinvolga non solo l’organizzazione ma tutto l’ecosistema in cui l’azienda opera” ha spiegato Raffaele Guerra, Transformation Consulting Director di Capgemini in Italia. “Il CEO, attraverso la sua leadership e il suo engagement personale, visibile sia all’interno che all’esterno dell’azienda, può avere un ruolo determinante per favorire questa trasformazione culturale“.
Secondo i risultati dell’indagine, i CEO italiani sono consapevoli dell’importanza di un cambiamento culturale all’interno delle proprie organizzazioni per favorire la trasformazione digitale, tanto che il 44% si assume in prima persona il ruolo di ambasciatore dell’innovazione, ponendosi come “leader” del cambiamento, mentre il 32% delega questo compito a una parte del senior management, pur rimanendo “sponsor” delle iniziative intraprese. Solo il 24% non ritiene necessario attivare programmi di trasformazione culturale ad hoc, in quanto considera la propria azienda già in linea con il grado di innovazione richiesto dal mercato, rischiando tuttavia di precludersi – con un simile atteggiamento “neutrale” – la possibilità di trarre vantaggi significativi dall’innovazione.
Stando a quanto dichiarato dai CEO italiani, inoltre, sono in particolare tre le aree all’interno delle quali il loro contributo può risultare indispensabile per favorire la trasformazione culturale: quella della comunicazione (73%), quella dell’organizzazione (71%) e quella della formazione (68%).
Per quanto riguarda le modalità di comunicazione, la maggioranza degli intervistati (58%) predilige il role modelling, ma sono in molti a preferire modelli classici come incontri face to face (53%, dato che sale al 69% per i CEO “leader”) oppure canali virtuali come intranet e social aziendali, utilizzati in modo consistente dal 48% degli intervistati. Grande attenzione viene riservata ai feedback dei dipendenti, anche se sussistono ancora ampi margini di miglioramento, dal momento che solo nel 39% dei casi sono già attivi processi strutturati per raccogliere input e riscontri provenienti dai lavoratori. In generale, poiché i processi di innovazione continuano ad essere fonte di sentimenti contrastanti a tutti i livelli aziendali, è fondamentale riuscire a instaurare una comunicazione capace di rassicurare, incoraggiare e persuadere.
Passando all’organizzazione, il primo obiettivo dei CEO è quello di abbattere le barriere generazionali e tra le varie divisioni aziendali, favorendo così la nascita di team con background e competenze trasversali e complementari. Tra le iniziative adottate troviamo perciò la creazione di team interfunzionali (87% dei casi), che spesso hanno a disposizione spazi fisici e virtuali in cui i singoli possono scambiarsi informazioni.
“Credo che l’innovazione rappresenti, oggi più che mai, un asset fondamentale nella strategia di sviluppo di un’azienda per creare vantaggio competitivo, e il ruolo del CEO è di esserne promotore e di coinvolgere tutti i livelli dell’organizzazione” ha dichiarato Cristina Scocchia, CEO di Kiko. “Personalmente ho sempre sostenuto l’importanza di passare da una cultura manageriale gerarchica a una partecipativa, che possa creare consenso tra i collaboratori e renderli essi stessi agenti del cambiamento“.
L’aggiornamento dei CEO in tema di innovazione, infine, è costante, e viene stimolato dalle iniziative di competitor e aziende operanti in altri settori (85%), ma anche dalla partecipazione a eventi, seminari e forme associative (66%), che contribuiscono a fornire importanti contributi per favorire la trasformazione digitale in azienda. Importanti risultano essere anche web e social network (95%), utilizzati in modo consistente per condividere idee e articoli.
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