La people centricity non è solo per i big player: parola di Landoor

people centricity LandoorAll’inizio sono stati i big dell’informatica: Google, Facebook, Apple. I primi, all’inizio degli anni Duemila, a comprendere quanto sia importante il benessere dei collaboratori e a progettare spazi e modalità di lavoro stimolanti e idonei a promuoverlo.
Nello scenario economico attuale, sostenuto da un’idea di business globale molto competitivo, nel quale la tecnologia digitale gioca un ruolo chiave, è sempre più evidente che occorra riportare l’attenzione sulla persona e sui suoi bisogni. Diversamente, questo modello non sarà sostenibile.

Che solo le grandi aziende abbiano le risorse e gli strumenti per realizzare piani di welfare innovativi è un mito da sfatare. L’esperienza di Landoor, società che opera nel settore delle traduzioni specialistiche e dell’interpretariato congressuale, è l’esempio di una piccola realtà che, animata da una grande visione, ha saputo coniugare l’innovazione digitale “spinta” con il valore insostituibile della persona. La sua mission è la “tecnologia human-to-human”. Un paradosso? Niente affatto.

Fondata nel 2017 da Adele Nardulli (già alla guida da trent’anni di Trans-Edit Group, società anch’essa operante nel settore dei servizi linguistici), Landoor conta 15 dipendenti (di cui 3 part-time), circa 60 professionisti (traduttori e proofreader) inhouse e una rete internazionale di circa 2.000 traduttori. Il 93% dei dipendenti e dei collaboratori è rappresentato da donne, quindi non sorprende che i temi della flessibilità e della conciliazione vita-lavoro siano sempre stati parte integrante della visione imprenditoriale di Adele.
Ciò che è meno scontato è che la sfida tecnologica sia stata raccolta e perseguita attivamente per fare di Landoor un’azienda non solo competitiva, ma anche agile, flessibile e “smart”, a beneficio di dipendenti e collaboratori. Un obiettivo ambizioso, raggiunto grazie a un piano di welfare innovativo che consente alle persone di armonizzare tutte le componenti della propria vita: lavoro, affetti, svago e salute. Un approccio non solo sostenibile ma anche di successo, che una serie di prestigiosi riconoscimenti a livello istituzionale ha eletto a modello di best practice per le medie, piccole e micro imprese.

Essere agili e flessibili

In Landoor gli orari di lavoro, le ferie e i permessi sono all’insegna della flessibilità, grazie alla quale ciascun dipendente può organizzare la propria giornata lavorativa in ufficio gestendo in autonomia pause e permessi.
L’abolizione della timbratura richiede un cambio di mentalità da parte di tutti, management e lavoratori, nella concezione e nell’organizzazione del lavoro: da una parte l’azienda deve abbandonare la logica di controllo in favore della valorizzazione dei risultati, dall’altra il collaboratore deve responsabilizzarsi nello svolgimento del proprio incarico.

Alla flessibilità temporale Landoor ha affiancato quella spaziale con lo smart working (o lavoro agile), sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, dal cloud computing alla personal mobility, messe al servizio di una maggiore libertà del lavoratore e del suo bisogno di conciliare vita lavorativa, affetti e interessi personali. Un investimento impegnativo e di ampio respiro, che ritorna in termini di engagement dei lavoratori e qualità del lavoro.

Ma non è tutto. Dopo tre anni di ricerca sostenuti dai fondi strutturali dell’Unione europea, Landoor ha lanciato una piattaforma interattiva proprietaria che, da un lato, offre alla clientela un servizio avanzato h24 e, dall’altro, consente la flessibilità oraria di chi gestisce il lavoro, dal momento che il progetto viene preimpostato per procedere in automatico. In questo modo è possibile uscire prima dall’ufficio e monitorare il workflow da casa, o ovunque ci si trovi, con un computer o un semplice smartphone. L’adesione allo smart working da parte dei dipendenti è volontaria e non risponde a una logica di contenimento dei costi da parte dell’azienda.

Weldoor, l’approccio integrato al benessere dei collaboratori

È la vera anima di Landoor. Weldoor è il programma di welfare che mette a disposizione di dipendenti e collaboratori un articolato palinsesto di corsiwelfare landoor fitness e wellness, che spaziano dal pilates allo yoga, da superjump a postural, dalla naturopatia alle consulenze nutrizionali, e molto altro ancora. Weldoor offre anche una serie di servizi salvatempo, grazie alle convenzioni stipulate sul territorio con farmacia, tintoria, artigiano e parrucchiere.
Tutto in azienda e tutto in orario d’ufficio, perché i lavoratori devono poter stare bene non solo fuori, ma anche dentro il luogo di lavoro. Non è un caso che Landoor abbia eletto a sua dimora il business hub di Copernico, in via Copernico 38 a Milano: uno spazio attraente, stimolante, informale, che offre tanti momenti di relax oltre che di scambio, favorendo l’orizzontalizzazione delle relazioni e l’abbattimento delle barriere gerarchiche. Negli spazi della palestra di Copernico, Landoor gestisce le attività fitness e wellness, aperte e gratuite per i propri dipendenti e collaboratori ma estese anche alla community dell’hub e del territorio, in una logica di condivisione e sostenibilità. I servizi di Weldoor sono rivolti alla generalità dei dipendenti, non concorrono alla formazione del reddito e sono interamente detraibili dall’impresa.

Accordo integrativo: un nuovo capitolo nelle relazioni PMI-sindacato

Il piano welfare di Landoor (Weldoor e lavoro agile) è stato formalizzato nell’accordo integrativo di secondo livello siglato all’inizio del 2019 tra l’azienda e Fisascat Cisl. Un caso pressoché unico di collaborazione tra una PMI con meno di 15 dipendenti, esonerata dall’obbligo di confronto con i rappresentanti dei lavoratori, e il sindacato.

L’esempio di Landoor rappresenta un risultato brillante, e per niente scontato, che può fungere da esempio di buona pratica per altre PMI e, auspicabilmente, aprire la via, anche a Milano, a un accordo territoriale al quale le PMI possano aderire automaticamente, come già avviene in alcuni Comuni della Lombardia.

L’esperienza di Landoor” osserva Nardulli “dimostra che, anziché demonizzare la controparte, è possibile e auspicabile aprire le porte al confronto, perché è solo dalla condivisione che possono derivare una maggiore soddisfazione e motivazione per tutti, lavoratori in primis“. L’accordo ha validità triennale e accoglie le novità introdotte dalle leggi di Stabilità 2016 (legge n°208/2015) e 2017 (legge n°232/2016), che incentivano la conversione del bonus di produzione in beni e servizi, convenzioni, voucher, rimborsi.

Weldoor è “Welbusiness”

Che chi sta meglio lavori meglio è dimostrato da numerosi studi, i quali attestano unanimemente un aumento della produttività e una drastica riduzione del turnover e delle assenze del personale.

L’approccio people-centered, oltre che rispondere all’istanza etica di un nuovo modello di impresa, quindi, rende. Solo qualche cifra: nel decennio 2009-2019, Landoor (e Trans-Edit Group prima) ha incrementato il fatturato del 10% annuo, con un aumento della marginalità tipica dell’1% all’anno; in media sono state assunte a tempo indeterminato 4 persone ogni anno, oltre la metà delle quali sono Millennials.
Queste performance consentono a Landoor di posizionarsi tra le prime 50 aziende italiane per valore aggiunto nel settore delle traduzioni specialistiche, settima in termini di utili non distribuiti e sedicesima per crescita dell’indice Plimsoll.

Il senso di appartenenza e di fiducia, la condivisione degli obiettivi e la possibilità di vivere in un luogo di lavoro stimolante si trasformano in un formidabile volano di crescita non solo per le persone ma anche per l’azienda. Il caso Landoor dimostra che non è necessario essere giganti del business per dare vita a un’impresa “personacentrica”: anche le piccole e le micro realtà possono dotarsi di strumenti agili e sostenibili per contribuire al benessere dei propri collaboratori, purché si abbia il coraggio di rompere schemi ormai obsoleti. Le parole chiave sono ascolto, fiducia, fare rete. E consapevolezza del valore collettivo del fare impresa.

Articolo a cura di Landoor

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