La trasformazione è un viaggio a lungo termine, e a lungo termine deve essere anche la prospettiva che orienta e definisce le strategie aziendali da attuare per tenere il passo del cambiamento. Non si tratta solo di rispondere al Covid-19: ogni organizzazione deve imparare a reinventarsi continuamente per restare competitiva e mantenere le proprie persone produttive e coinvolte.
Questa consapevolezza è stata di recente messa in luce da uno studio commissionato da Salesforce, che ha al contempo evidenziato anche lo smarrimento vissuto da molte aziende italiane nel dover correre ai ripari per fronteggiare la pandemia, accelerando nel 64% dei casi i processi di digitalizzazione al proprio interno.
Per evitare che la trasformazione digitale diventi un percorso caotico, privo di punti di riferimento e traguardi a lungo termine, la ricerca Salesforce – svolta nei mesi di giugno e luglio 2020 su un campione di 100 c-level e decision maker di grandi aziende in Italia – ha individuato i 3 aspetti che ogni azienda deve considerare per garantirsi una ripartenza efficace. Vediamoli insieme.
L’imperativo digitale
Il primo, forte impatto della pandemia sul business è l’accelerazione del processo di digitalizzazione all’interno delle organizzazioni, di circa 4-5 mesi secondo il 49% degli imprenditori italiani. L’86% del campione intervistato ha dichiarato di aver avviato la trasformazione digitale della propria attività in risposta all’emergenza sanitaria, e il 69% concorda sul fatto che la pandemia abbia semplificato il processo decisionale sugli investimenti digitali.
Come controcanto di questo balzo in avanti delle attività e delle strategie di digitalizzazione, il 60% dei leader aziendali è ancora alla ricerca del modo migliore per sfruttare appieno questa rivoluzione, e molti credono ancora che si tratti di una fase transitoria. A livello di preoccupazioni nutrite, infine, i rispondenti hanno segnalato la non adeguata formazione dei propri dipendenti (50%) e i rischi connessi alla sicurezza (60%), ma anche la difficoltà nel mantenere la cultura aziendale a distanza (49%) e nel gestire lo stress dei lavoratori (47%).
Il futuro del lavoro
Lo abbiamo già detto, torniamo a ripeterlo: dopo il Covid-19 il lavoro non sarà più lo stesso, e i leader aziendali devono fare i conti con la rivalutazione del loro tradizionale approccio alle attività lavorative. L’impatto sembra essere stato positivo, con l’84% degli imprenditori che segnala un miglioramento del proprio lavoro in seguito a questa trasformazione forzata.
Considerando sempre il lungo termine, la pandemia ha innescato – o accelerato – altre due tendenze. La prima riguarda gli investimenti, con il 61% del campione che punterà sull’aumento degli strumenti digitali a disposizione della propria azienda. La seconda riguarda invece l’impatto sociale delle attività aziendali: il 69% dei rispondenti ha dichiarato che la propria organizzazione lavora e lavorerà sempre di più su questioni che hanno un impatto sulla società nel suo insieme, mentre il 62% pensa che la propria azienda sia sempre più consapevole del suo ruolo nella società, al di là del profitto. Per quanto riguarda il tema flessibilità e lavoro a distanza, il 52% del campione ritiene che saranno elementi permanenti del progresso aziendale, insieme alla riduzione degli spazi in ufficio (50%).
Cresce anche l’importanza attribuita, ora e in futuro, alla capacità di collaborare con altre aziende, che si attesta al 64%; la possibilità di contare sul supporto di soggetti esterni all’organizzazione è ritenuta strategica anche per la gestione e lo sviluppo di aree chiave come la gestione dei team da remoto (59%) e la tutela del benessere dei dipendenti (59%).
L’urgenza di nuove competenze
Modalità e strumenti cambiano, le competenze dei lavoratori devono evolversi. Nonostante uno skill gap più ampio che mai, il 92% dei leader aziendali in Italia è fiducioso che i propri dipendenti abbiano le giuste competenze per rendere competitiva l’organizzazione.
Le competenze sulle quali le aziende italiane stanno puntando sono quelle IT (54%), la familiarità con gli strumenti digitali sul posto di lavoro (43%), l’intelligenza emotiva (42%), il coding (52%) e la collaborazione (33%).
Per contribuire a colmare le lacune nelle competenze interne, i leader ricorrono sia all’assunzione di nuovi talenti sia alla riqualificazione del personale. Nel dettaglio, il 63% prevede di formare i dipendenti e il 64% punta ad assumere nuove risorse, mentre il 71% sceglie di investire in piattaforme di e-learning o corsi di formazione esterna per i propri dipendenti.
«Le aziende devono comprendere che la trasformazione digitale è una maratona, e lo sforzo profuso verrà ripagato nel tempo. L’accelerazione dei progetti di digitalizzazione deve essere la garanzia di un successo di medio-lungo periodo; se si guarda solo al breve, al tattico, il rischio è di non arrivare al traguardo» ha concluso Federico Della Casa, country leader di Salesforce per l’Italia.
COMMENTI