Future of work 2020: innovazione batte pandemia

future of work 2020Digitalizzazione e smart working saranno le due direttrici seguite dalle aziende italiane anche quando il Covid-19 si sarà trasformato in una minaccia meno incombente.

Dal punto di vista dell’innovazione organizzativa, quindi, il segno lasciato dalla pandemia acquista una sfumatura positiva, in qualità di boost di una trasformazione che in condizioni normali avrebbe richiesto tempi più lunghi per realizzarsi compiutamente.

Questa dimostrazione di antifragilità da parte delle aziende italiane è stata recentemente confermata dalla ricerca Future of Work 2020, realizzata da Osservatorio Imprese Lavoro Inaz e Business International e presentata il 25 novembre durante l’HR Business Summit.

Future of work 2020: cosa ne pensano gli HR manager

L’indagine, giunta quest’anno alla sua terza edizione, ha coinvolto manager ed HR specialist di grandi aziende italiane, che nel 67% dei casi hanno indicato la digitalizzazione come priorità indiscussa, mentre per il 60% dei rispondenti lo smart working è l’iniziativa più urgente su cui investire in ambito people management.

Adottando una prospettiva triennale, il 69% del campione individua nell’innovazione dei modelli organizzativi l’obiettivo prioritario, mentre per quanto riguarda lo sviluppo e la crescita della figura HR in azienda, le aree a cui si presterà maggior attenzione nel prossimo futuro sono formazione e sviluppo di nuove competenze (55%).

«In tutti i cambiamenti che hanno travolto le imprese quest’anno, si è confermata la centralità del fattore umano» ha sottolineato Linda Gilli, presidente e AD di Inaz. «La ricerca fotografa indubbiamente una situazione in divenire, in cui emergono tendenze a volte contraddittorie, ma una cosa è molto chiara: le esperienze fatte nel 2020 lasceranno una traccia profonda, su tutte il lavoro a distanza. Per trasformare quest’ultimo in vero smart working occorre da un lato proseguire sulla strada della digitalizzazione, ma dall’altro non bisogna mai perdere di vista il ruolo dell’azienda come luogo di socialità e aggregazione».

Che ne sarà dello smart working

Dopo averlo sperimentato durante l’emergenza, solo il 6% delle imprese dichiara di voler tornare al “lavoro com’era prima”, ovvero senza smart working.

Al netto dell’esperienza positiva vissuta dal 78% degli intervistati nel lavorare lontano dall’ufficio tradizionale, questa trasformazione forzata ha evidenziato la necessità di una progettualità per il futuro, insieme a una particolare cura e attenzione per gli aspetti connessi alla leadership in questo nuovo contesto e al senso di appartenenza dei lavoratori a distanza (18%).

Gli aspetti positivi connessi a questa nuova modalità lavorativa, come l’aumento di motivazione e senso di responsabilità, costituiscono un solido trampolino di lancio per le iniziative che nei prossimi mesi si concentreranno sull’implementazione sistematica dello smart working (43%) o sull’incremento delle pratiche di smart working già in atto (18%). C’è anche chi punterà sul giusto mix di lavoro a distanza e lavoro in sede su base settimanale, con una prevalenza del primo nel 35% dei casi.

«Ogni rivoluzione, e questo cambiamento globale che abbiamo di fronte lo è, presenta insidie ma anche opportunità» ha concluso Linda Gilli. «Le direzioni HR sono chiamate oggi a ridefinire strumenti e modelli in modo che persone e imprese possano trarre vantaggi dal difficile periodo che stiamo vivendo».

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