La parola ai lavoratori: le aziende li hanno supportati nella gestione dell’home office? Vorranno proseguire questa esperienza di lavoro fuori ufficio anche quando non sarà più “necessario”?
Queste sono solo due delle domande che R-Everse ha rivolto a 200 lavoratori italiani attraverso un sondaggio condotto su LinkedIn.
Una vera e propria fonte di ispirazione per tutte le imprese che puntano a far diventare il lavoro agile la loro nuova normalità.
Per farlo bisogna ovviamente procedere con attenzione e in modo strategico, facendo tesoro dell’esperienza appena vissuta per mantenere ciò che ha funzionato e migliorare ciò che è perfezionabile.
Il punto di partenza, stando a quanto dichiarato dai lavoratori intervistati, è positivo: interpellati da R-Everse, nel 70% dei casi hanno mostrato soddisfazione per il supporto tecnologico ricevuto dalle aziende durante il lockdown, e il 49% vorrebbe che il lavoro agile diventasse stabilmente il nuovo modus operandi.
Tra i tasti dolenti evidenziati dall’indagine troviamo la difficoltà nella gestione dei figli, nel time management e nel work-life balance, la mancanza di formazione dedicata all’utilizzo degli strumenti tecnologici e allo sviluppo di una nuova forma mentis (solo l’8% dei lavoratori è soddisfatto a riguardo), cui si aggiunge la mancata condivisione di obiettivi chiari, giudicata dal 37% degli intervistati necessaria per rendere ottimale il lavoro agile.
Sono poche, infine, le persone che mostrano nostalgia per l’ufficio: solo il 21% ci tornerà regolarmente appena sarà possibile.
Da questi dati sembra emergere abbastanza chiaramente una consapevolezza diffusa circa la trasformazione culturale che deve accompagnare il passaggio al lavoro agile insieme a un corretto supporto tecnologico, cui si aggiunge la necessità di mantenere – anche virtualmente – legami forti con il proprio team di lavoro e acquisire nuove competenze per rimanere efficienti e produttivi anche a distanza.
COMMENTI