Tra tutte le cose che “non saranno più come prima” dopo l’esperienza di una pandemia mondiale c’è il nostro rapporto con il lavoro e la nostra prospettiva sulla digitalizzazione che dilaga in ambito privato e professionale.
Da parentesi – talvolta molto ampia – della nostra quotidianità, il digitale è diventato il luogo obbligato in cui abbiamo trasferito la quasi totalità delle nostre attività, individuandone con maggior chiarezza i punti di forza ma anche i limiti.
Se da un lato abbiamo gioito della possibilità di lavorare da casa, eliminando gli spostamenti e riuscendo spesso a conquistare un maggior equilibrio tra vita domestica e vita lavorativa, dall’altro abbiamo sentito con urgenza crescente il bisogno di recuperare la dimensione collettiva e condivisa degli spazi di lavoro, le interazioni spontanee nei corridoi o davanti alla macchinetta del caffè.
Al netto delle differenze in termini di preparazione tecnologica, l’emergenza non ci ha permesso di fare i conti con le esigenze individuali e dei team di lavoro prima che fossimo tutti sopraffatti dalla necessità di lavorare in remoto.
Proprio questo, in molti casi, ci ha fatto capire quanta strada ci separa dal “vero” lavoro agile e intelligente, basato su una scelta ragionata e orientato alla promozione del benessere e della motivazione delle persone di un’organizzazione.
Chi più di tutti può aiutarci a cogliere il cuore della questione sono le aziende che ben prima dell’emergenza sanitaria hanno avviato un percorso di trasformazione verso una modalità di lavoro digitale, flessibile e intelligente. Tra queste c’è WINDTRE, la nota società di telecomunicazioni guidata da Jeffrey Hedberg. A raccontarci in che modo l’azienda ha saputo trasformare l’emergenza in occasione per accelerare l’adozione generalizzata dello smart working è stato Fausto Sabbatelli, HR Management Innovation & PMO di WINDTRE. Ecco gli spunti che abbiamo raccolto durante questa chiacchierata, e che approfondiremo il 5 maggio in diretta online durante l’evento Smart Working Village.
Lo smart working in tempi non sospetti
Come abbiamo accennato, lo smart working in WINDTRE ha più di un anno di vita: «Il nostro progetto di innovazione e trasformazione dei processi aziendali ha avuto inizio circa 4 anni fa» ha esordito Fausto. «Rispetto ad altre aziende, ad inizio 2020 abbiamo quindi potuto contare su una base già consolidata da cui partire: anche se a ritmi sostenuti e in una condizione di emergenza, la necessità di cambiare radicalmente il modo in cui eravamo abituati a lavorare non ci ha colti del tutto impreparati».
A partire dagli “smart workers” già attivi a inizio 2020 (frutto di un percorso graduale iniziato nel 2017) – attrezzati culturalmente e tecnologicamente per svolgere le loro attività al di fuori del tradizionale ufficio – negli ultimi 12 mesi l’azienda è riuscita a scalare ulteriormente il nuovo modello operativo, coinvolgendo la totalità della popolazione aziendale: «Nel giro di qualche settimana, benché la nostra realtà sia grande e variegata, siamo riusciti a portare in smart working anche gli operatori dei call center» ha raccontato Fausto.
Il futuro del lavoro deve essere co-creato
Fin dal suo esordio, lo smart working di WINDTRE si è presentato ai lavoratori come un percorso condiviso, una co-creazione in cui tutti i soggetti coinvolti vengono accompagnati verso l’adozione di una nuova cultura, oltre che di nuovi strumenti, senza correre il rischio di trovarsi da soli nel gestire ostacoli e incertezze legati alla fase di transizione.
Supporto e ascolto costante sono stati i tratti distintivi anche durante il primo lockdown, come ci ha spiegato Fausto: «Appena è esplosa l’emergenza Covid-19 si è costituito un comitato di crisi: gli obiettivi primari erano quelli di mettere in sicurezza tutte le nostre persone, fare in modo che avessero strumenti adatti all’operatività da remoto, ma soprattutto far sentire loro la vicinanza dell’intera organizzazione. La tempestività di tutte le iniziative messe in atto ci ha permesso di favorire l’engagement, la motivazione e il senso di appartenenza anche a distanza».
All’utilizzo di strumenti per mantenere vivo il dialogo costante con ogni remote worker (campagne di comunicazione interna sulla intranet aziendale, e-mail periodiche, ecc.) si è accompagnata un’attività di intensificazione delle relazioni interne, che ha condotto da un lato a calendarizzare con una maggior cura e consapevolezza appuntamenti periodici online (sia di allineamento operativo, sia di scambio informale), dall’altro a realizzare una vera e propria netiquette per definire i comportamenti e le modalità di interazione più adeguati alla collaborazione e all’engagement a distanza.
«Garantire dei regolari momenti di incontro e confronto ci ha permesso di alimentare la fiducia dei singoli nell’azienda, consolidando la cultura di team che ci contraddistingue da tempo» ha proseguito Fausto Sabbatelli.
Un nuovo modello di smart working nato dall’ascolto delle persone
L’ascolto attivo e continuo delle persone si è realizzato anche attraverso una specifica survey (#ToBeSmart) che ha permesso di raccogliere suggerimenti e informazioni fondamentali che hanno rappresentato la base per un nuovo modello di smart working, concretizzatosi poi nell’accordo sindacale del 3 febbraio 2021. L’accordo definisce i tratti dell’evoluzione dello smart working in WINDTRE in una prospettiva strutturale e non più emergenziale.
«Dal coinvolgimento e dal dialogo costante con le nostre persone abbiamo tratto i principi del nostro nuovo modello:
- focus sui motivi per cui ci si reca in ufficio, qualificando la presenza fisica in azienda sulla base di momenti che possano supportare e promuovere le interazioni sociali e l’accrescimento professionale;
- flessibilità, superando il concetto di assegnazione del numero di giornate minime e/o massime in smart working;
- formazione continua, introducendo uno slot di 4 ore al mese dedicato esclusivamente allo sviluppo individuale e professionale;
- monitoraggio costante del modello attraverso una “cabina di regia” congiunta con le organizzazioni sindacali, per valutare durante tutta la fase di sperimentazione eventuali modifiche o miglioramenti prima di rendere il modello definitivamente strutturale.
Tutto l’impianto progettuale è profondamente radicato sui nostri quattro valori – coraggio, responsabilità, fiducia, inclusione – ed in perfetta sintonia con il nostro purpose “Esistiamo per eliminare qualsiasi distanza tra le persone”. I canali di comunicazione interna restano e resteranno sempre aperti, in uno scenario in continua evoluzione».
Smart working, perché non si potrà più “far finta di nulla”
In chiusura della nostra conversazione abbiamo cercato di guardare al futuro del lavoro intelligente.
«Credo che la presenza in ufficio dovrà essere rimodulata e ripensata in modo da essere uno strumento di mantenimento e promozione delle interazioni sociali e delle relazioni interne» ha concluso Fausto. «Uno degli elementi principali emersi da questo periodo è quello di smart working come realtà quotidiana. Questo significa anche superare i vincoli di spazio e di tempo nello svolgimento delle attività individuali, per favorire – al tempo stesso – l’espressione del talento, della creatività e delle competenze individuali».
Segui lo speech di Fausto Sabbatelli il 5 maggio:
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