La convergenza, talvolta culminata in sovrapposizione, tra vita privata e lavoro che abbiamo sperimentato nell’ultimo anno porta l’umanizzazione dell’employee experience al primo posto nell’ordine del giorno di molte aziende.
Ciò significa disporsi in ascolto dei lavoratori, cogliere gli ambiti di miglioramento su cui intervenire, rendere lo svolgimento delle attività a misura d’uomo, sfruttando il potenziale delle nuove tecnologie e adottando un mindset basato sulla consapevolezza che non sono più le persone ad “andare al lavoro”, bensì quest’ultimo a raggiungerle ed accompagnarle ovunque esse vogliano.
Di umanizzazione dell’esperienza di lavoro si è parlato ieri durante l’evento “Oracle HCM Cloud Virtual Summit – Work Made Human”, durante il quale sono state evidenziate le ricadute positive della capacità di adattarsi al nuovo contesto lavorativo attraverso strumenti e strategie in grado di mantenere vive e vitali le relazioni tra persone e aziende, la produttività e il benessere individuale. Ecco cosa è emerso.
Se l’azienda si prende cura delle persone, le persone si prenderanno cura dell’azienda
Garantire ai lavoratori l’esperienza che si aspettano è la missione numero 1 che coinvolge oggi l’intera azienda, non solo il reparto HR. Parola di Josh Bersin, global HR industry analyst, che ha evocato un’alleanza chiave per rendere efficaci e operative le strategie di miglioramento dell’employee experience: quella tra HR, CIO e CEO.
In questo modo si permetterà al viaggio iniziato nel 2020 di giungere davvero al consolidamento di organizzazioni dinamiche e team cross-funzionali, in grado di gestire in modo agile le trasformazioni e i cambiamenti che accadono all’interno del mercato e della società intera.
Il cambio di passo, secondo Bersin, non dovrà riguardare solo la responsabilità condivisa dall’intera organizzazione in materia di supporto, empowerment e coinvolgimento riservati ai lavoratori, ma anche la funzione HR nello specifico. Chi ricopre questo ruolo in azienda deve sviluppare creatività e capacità di innovazione, mettendo in campo azioni concrete che non possono più limitarsi all’erogazione di survey o ad attività di ordinaria amministrazione. La buona notizia è che le più recenti innovazioni tecnologiche possono offrire un solido supporto a questo cambio di rotta, facilitando l’ideazione di employee journey personalizzati in base alle specifiche esigenze di ciascuno.
«L’esperienza dei dipendenti è un problema critico e multidisciplinare, e le esigenze dei dipendenti variano ampiamente» ha spiegato Josh Bersin. «Le aziende hanno un gran bisogno di piattaforme facili da usare e altamente personalizzabili per progettare e integrare le vite digitali dei dipendenti».
Lavoro ibrido e skill: due considerazioni
Bersin è poi intervenuto su altri due temi caldi di questo periodo, quello del lavoro ibrido e quello delle skill.
Riguardo al primo, un elemento da evidenziare è che esso non implica la scomparsa degli uffici, bensì il ripensamento del loro ruolo, della loro funzionalità e del loro valore come “baluardi” della dimensione relazionale, condivisa, collettiva e collaborativa del lavoro, che mal si presta ad essere veicolata in modo esclusivamente digitale.
Ciò che è destinato a scomparire, invece, sono i pregiudizi legati al lavoro fuori ufficio, con tutti i sospetti in materia di produttività ed impegno effettivo che la cultura tradizionale basata su “presenza e controllo” tende ad associare a questo tema. Nell’era della multi-domain working experience non ci sarà più posto per la convinzione che “il lavoro svolto al di fuori dell’ufficio non è lavoro vero”.
Un po’ d’ordine va fatto anche nel territorio delle skill. Parliamo tutti di skill da coltivare, da acquisire, da trovare, spesso in modo caotico e poco strutturato. Il suggerimento di Bersin è quello di concentrarsi innanzitutto sugli elementi distintivi e strategici per il successo dell’azienda; a partire da questi si potranno in seconda battuta individuare le skill associate da sviluppare.
People management: work in progress verso crescita e innovazione
Come abbiamo già accennato, d’ora in poi gli HR manager non potranno più rinchiudersi nella loro bolla e immergersi esclusivamente nell’operatività quotidiana. Il cambiamento è costante, gli imprevisti e le innovazioni sono all’ordine del giorno, e il people management è un cantiere sempre aperto.
Ciò che ci si aspetta dai responsabili delle risorse umane è un allineamento costante su tutto ciò che accade in termini di trasformazione e best practice nella gestione delle persone in azienda, nella semplificazione delle attività e dei processi, nella personalizzazione e nel miglioramento dell’esperienza dei lavoratori:
«L’esperienza dei dipendenti è facile da dare per scontata, ma quando vi si investe nel modo giusto porta dividendi elevati. Le aziende che si sforzano di rendere le attività più veloci e facili, con esperienze positive per la loro forza lavoro, raccoglieranno i benefici di una maggiore soddisfazione, impegno e produttività» ha sottolineato R “Ray” Wang, principal analyst di Constellation Research. «I clienti vogliono poter gestire i vari percorsi da strutturare per i dipendenti nei loro sistemi HCM principali. Questo non solo aiuta le organizzazioni a gestire meglio e a far crescere la loro forza lavoro in tempi difficili, ma permette anche all’HR di fungere da centro di innovazione per l’intero business».
People development e people data: l’impegno di Oracle
Finora abbiamo visto che dimostrare ogni giorno il proprio impegno e la propria disponibilità ad ascoltare e imparare, partendo dai feedback e da ciò che le persone in azienda pensano e dicono, genera guadagni in fiducia, motivazione, capacità di innovazione e qualità dei risultati ottenuti.
Per far seguire le azioni alle intenzioni, servono degli strumenti capaci di rendere continue ed efficienti queste attività: le persone vanno conquistate ogni giorno, mettendo al centro ciò che fanno, le loro idee e le loro preoccupazioni, magari anche anticipando i loro bisogni.
Con questo obiettivo è stata realizzata la nuova soluzione Oracle Journeys, che entra a far parte della suite Oracle Fusion Cloud Human Capital Management (HCM).
Le sue parole d’ordine sono personalizzazione, intuitività e fluidità. L’esperienza di ogni lavoratore verrà arricchita e semplificata grazie all’impiego di intelligenza artificiale e deep learning, che lo accompagneranno nelle attività quotidiane e nei momenti chiave della sua vita professionale, offrendo accesso alle risorse di cui ha bisogno per qualsiasi esigenza – personale, professionale, operativa o amministrativa.
Un passo ulteriore verso il completo superamento dei processi HR standard in direzione della creatività e capacità di innovazione di cui abbiamo parlato all’inizio, e anche – come sottolineato da Yvette Cameron, senior vice president, global HCM product strategy di Oracle – un’opportunità concreta per:
- collaborare e coordinarsi con le proprie persone anche a distanza;
- favorire la mobilità interna;
- valorizzare la diversità e l’inclusione;
- avere un’idea più precisa e completa delle skill presenti in azienda, dal momento che l’intelligenza artificiale può mappare le competenze e connetterle tra loro, indipendentemente dai differenti modi in cui vengono indicate su profili e CV (funzionalità, questa, molto utile anche per i processi di recruiting e per essere sicuri di non perdere un talento semplicemente perché ci si è concentrati su keyword parziali).
«Con gli uffici che si ripopolano, sarà fondamentale offrire un’esperienza coerente e positiva sia per chi torna in ufficio sia per chi lavora da remoto, ma non ci si può fermare a questo» ha concluso Chris Leone, senior vice president of development di Oracle Cloud HCM. «Le aziende devono guidare i dipendenti lungo tutto il percorso di carriera: nella formazione, per trovare il “mentore aziendale” giusto, ma anche per tornare sul posto di lavoro in presenza e affrontare in sicurezza gli spostamenti. Oracle Journeys aiuterà i team HR a fornire valore al di là dei tradizionali processi HR, personalizzando in modo unico le esperienze proposte alla forza lavoro».
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